Il volume ospita un’indagine avvincente e documentata sul ruolo, sul rango, sulla rappresentazione simbolica della città e sulle conseguenze operative che tutto questo comporta, con particolare riferimento al sistema degli spazi aperti urbani e degli “stabilimenti” di pubblica utilità. L’attenzione è centrata su Venezia, su una transizione particolarmente delicata e critica di Venezia, che con la caduta della Repubblica Serenissima nel 1797 e l’annessione al Regno d’Italia – a sua volta sottoposto al controllo francese poi austriaco – subisce un “declassamento precipitoso da capitale di Stato a città suddita” ove il riconoscimento di capoluogo che per alcune città dell’entroterra significava una promozione, viene evidentemente interpretato come una diminutio. Da allora il culto del passato costruito ad arte e coltivato dalle élites colte di Venezia, bene messo in luce da Stuart Joseph Woolf, insieme alla metafora negativa del trapasso e della morte per isolamento, informano un sentire condiviso che ha in qualche misura condizionato, negli anni a seguire, il ricchissimo immaginario sulla città lagunare. Una rappresentazione che si scontra con un processo positivo di adeguamento e modernizzazione della città durante il periodo franco-asburgico, che porterà risultati tangibili in tempi brevissimi. Nelle pieghe di questa dicotomia si dipana il ragionamento dell’autrice che dunque si inscrive nel solco di quegli studi che hanno inteso liberare nuovamente la città, questa volta dal rimpianto, facendo luce sulle complesse vicende della sua storia urbana.

Presentazione / Toppetti, Fabrizio. - (2020), pp. 7-9.

Presentazione

Fabrizio Toppetti
2020

Abstract

Il volume ospita un’indagine avvincente e documentata sul ruolo, sul rango, sulla rappresentazione simbolica della città e sulle conseguenze operative che tutto questo comporta, con particolare riferimento al sistema degli spazi aperti urbani e degli “stabilimenti” di pubblica utilità. L’attenzione è centrata su Venezia, su una transizione particolarmente delicata e critica di Venezia, che con la caduta della Repubblica Serenissima nel 1797 e l’annessione al Regno d’Italia – a sua volta sottoposto al controllo francese poi austriaco – subisce un “declassamento precipitoso da capitale di Stato a città suddita” ove il riconoscimento di capoluogo che per alcune città dell’entroterra significava una promozione, viene evidentemente interpretato come una diminutio. Da allora il culto del passato costruito ad arte e coltivato dalle élites colte di Venezia, bene messo in luce da Stuart Joseph Woolf, insieme alla metafora negativa del trapasso e della morte per isolamento, informano un sentire condiviso che ha in qualche misura condizionato, negli anni a seguire, il ricchissimo immaginario sulla città lagunare. Una rappresentazione che si scontra con un processo positivo di adeguamento e modernizzazione della città durante il periodo franco-asburgico, che porterà risultati tangibili in tempi brevissimi. Nelle pieghe di questa dicotomia si dipana il ragionamento dell’autrice che dunque si inscrive nel solco di quegli studi che hanno inteso liberare nuovamente la città, questa volta dal rimpianto, facendo luce sulle complesse vicende della sua storia urbana.
2020
Venezia "semi-capitale". La teoria degli "stabilimenti pubblici" e il caso dell'Orto Botanico (1806-1887)
9788894108071
storia urbana; spazio pubblico; patrimonio
02 Pubblicazione su volume::02c Prefazione/Postfazione
Presentazione / Toppetti, Fabrizio. - (2020), pp. 7-9.
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